Esistono giochi di carte che, grazie alla loro tradizione e al ricordo del divertimento intorno al tavolo, riscuotono sempre moltissimo successo. Alcuni più conosciuti, altri meno, molti di questi si ripetono da svariati decenni, se non secoli. Quello che si analizza in questo contesto prende il nome di Bestia e si considera di derivazione dalla briscola.
La sua origine è ritenuta piuttosto antica, nella Francia del 1700. La prima traccia scritta che si ritrova è all’interno del libro dell’Académie Universelle des Jeux del 1739. Per ritrovare invece una traccia in italiano, occorre attendere un altro ventennio. Il primo a scriverne è Raffaele Bistenghi, che all’interno del volume da lui scritto (Il giuoco pratico, 1753) cita questo gioco. Ad oggi le regole che si seguono sono ben diverse da quelle di metà Settecento perché il gioco si è evoluto attraverso i secoli, ma resta interessante notare come la sua diffusione sia stata continua da almeno due secoli.
Rispetto al gioco conosciuto all’epoca, oggi restano alcuni elementi che possono essere considerati dei capisaldi. Ad esempio il mazzo che viene ridotto o il numero limitato di prese per i giocatori, che sono rimaste 5.
Ad oggi è impossibile non notare come Bestia abbia molti tratti comuni con briscola e tressette, a cominciare dal mazzo delle carte utilizzate. Si gioca infatti con un mazzo di 40 carte napoletane, a seme spagnolo. Il valore delle carte vede l’Asso come carta più alta, seguita dal Tre, Re, Cavallo, Fante e a scendere 7 fino al 2.
Il numero di giocatori è variabile, da un minimo di 3 si può arrivare ad un massimo 10. Il mazzo di carte è quello canonico napoletano, ma possono ugualmente essere utilizzati quelli di altre realtà regionali come le piacentine o le siciliane.
La prima parte del gioco si apre con la smazzata, cioè la distribuzione delle carte. In un primo momento, i giocatori prendono parte alla dichiarazione o licitazione, in un secondo frangente si assiste alla smazzata. Ciascun partecipante riceve 3 carte, di conseguenza la presa consiste nella somma delle carte giocate a turno: è presto fatto il calcolo delle possibili prese per ogni smazzata, cioè 3.
Nel momento in cui si procede a giocare la carta, è obbligatorio rispondere al seme con il medesimo, anche se è briscola. Per poter partecipare attivamente al gioco, ciascun giocatore è chiamato a bussare, atto che coincide con l’impegno a compiere almeno una presa. Chi invece ha passato il turno riceve una seconda distribuzione di carte da parte del mazziere: in questo caso non è più possibile scegliere di non giocare ma è obbligatorio giocare la sfida.
Inizia il turno il giocatore che si colloca alla destra del mazziere e il giro procede seguendo il senso antiorario. Durante la mano, ciascun giocatore muove una carta e il turno si completa quando tutti i partecipanti hanno compiuto la loro mossa. È requisito fondamentale rispondere con il medesimo seme del primo giocatore. Le carte messe sul tavolo andranno al partecipante che ha utilizzato la carta più alta, sempre all’interno del seme della briscola.
Una volta compreso come si gioca a bestia, è possibile passare in rassegna alcune delle varianti più note. È importante, ad esempio, focalizzarsi su quante carte si cambiano a bestia: la regola può essere stabilita preliminarmente. Invece che 4, può essere frequente la distribuzione di 3 carte. Risulta essere oggetto d’accordo anche il numero di carte che può prendere il giocatore una volta che ha bussato: nessuna, 1 o 2.
Molte altre varianti possibili riguardano invece la smazzata. Se si pone il focus sulla briscola, si può far riferimento alla briscola dominante. A fianco della prima carta giocata, che coincide con la briscola, si posiziona una seconda carta coperta. Sarà scoperta solo in un secondo momento, quanto tutti i partecipanti avranno deciso che mossa effettuare. Se questa, alla fine, risulta essere più bassa rispetto alla prima, non avrà alcun impatto nel gioco. Se invece appare di un valore più elevato, diventerà questa la briscola e l’altra sarà posizionata coperta. La terza possibilità è che siano di pari valore: ciò implica l’annullamento di entrambe e la pesca di una nuova carta dal mazzo.
Una variante alternativa è chiamata giro cieco. In questo caso il piatto si forma con le quote del mazziere e tutti i giocatori sono obbligati a partecipare alla partita, senza lasciare la scelta del bussare o meno. È un modo per alzare la posta in gioco e di fatto costringere alla giocata anche i partecipanti che tendono a compiere mosse meno azzardate.
Proseguendo nella disamina delle possibili varianti, si ritrova quella definita cucù. Si tratta di una modalità che prevede la scelta tra il mantenere nascosto o meno il seme della briscola, così che ciascun giocatore sia costretto a fare la propria mossa al buio. Solo in ultima istanza la carta coperta potrà essere girata, scoprendo così il seme nascosto.
Una volta compresi elementi cruciali del gioco come chi gioca per primo a bestia o in quante persone si gioca a bestia e le principali varianti, è bene dare una spolverata riguardo la bestia a 4 carte, che è la versione più diffusa nel territorio di Viterbo. Le regole in questo caso derivano principalmente dal tressette e non dalla briscola, come accade nella bestia descritta fino a questo momento. Anche in questo caso sono presenti fasi del gioco già note come la smazzata, la dichiarazione e la presa. Come nel gioco descritto in precedenza, anche qui i panni del mazziere vengono indossati a turno dai giocatori.
Le differenze rispetto al gioco classico si ritrova prima di tutto nel numero di giocatori (si passa da 3 come numero minimo a 4. Nella bestia canonica si può arrivare fino a 10 mentre in questo caso occorre fermarsi ad un massimo di 7). L’altra grande differenza (ma queste non sono le uniche) riguarda l’impegno a compiere almeno 2 prese e non solo una.